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Quando l’IA incontra il proprio Avatar: askLea

L’intelligenza artificiale per l’apprendimento: intervista a Lorenzo Cesaretti e Massimo Pigliapoco

Quando l’IA incontra il proprio Avatar: askLea

Intelligenza artificiale e insegnamento sono agli antipodi? È possibile sviluppare e promuovere una piattaforma in cui l’IA aiuti gli insegnanti ad insegnare e gli studenti a studiare? askLea nasce proprio con questa funzione e ha conquistato scuole e università.
Ce lo raccontano Lorenzo Cesaretti, responsabile tecnico scientifico di Talent, una start-up con base ad Osimo che si occupa di tecnologie didattiche a 365̊, e Massimo Pigliapoco, socio fondatore di Tonidigrigio.

Scopri qui il progetto e continua a leggere l’intervista.

Ciao, Lorenzo, ci racconteresti da dove nasce askLea?

L’idea è germogliata da più semi. Mi occupo di IA dal 2018 – si trova ancora un mio trafiletto sul Corriere Adriatico sul corso che tenni quell’anno con il liceo scientifico di Recanati. Non esisteva ancora ChatGpt, ma eravamo già allora immersi in un mondo di piattaforme che si basano su un’intelligenza artificiale comunque pervasiva. Portare questa consapevolezza tra gli studenti ci è sempre sembrato importante.

Dopo l’esplosione di ChatGpt, come Talent srl abbiamo iniziato a porci delle domande nuove: ci era chiaro che i chatbot generalisti non erano adatti ad una classe. La riflessione si è allargata all’Università Politecnica delle Marche, con cui ho un rapporto dai tempi del dottorato che vi feci.

Ci siamo trovati nel posto giusto al momento giusto, sollecitati dalle richieste da parte di tutto un settore educativo, tra scuole e insegnanti che ci hanno stimolato. Per cui ci siamo detti: se non lo facciamo noi, chi lo fa?

Abbiamo deciso, allora, di dare vita ad askLea: un tutor potenziato dall’intelligenza artificiale, progettato per la didattica e finalizzato a migliorare i processi di apprendimento. Siamo partiti con un prototipo inizialmente “nascosto” su una piattaforma per essere testato fra noi del team, per capire se di primo impatto potesse essere uno strumento valido. La storia poi è proseguita, anche grazie al supporto di Tonidigrigio, che ci ha aiutato a sviluppare il progetto.

Cosa vi ha spinto ad attivare questo rapporto con Tonidigrigio?

Dal nostro punto di vista, ad askLea mancava ancora qualcosa. Avevamo una piattaforma online, ma non era quella che vedete adesso. C’era una versione funzionante e testata da scuole reali, questo sì, ma non eravamo soddisfatti. Anche i feedback, per quanto positivi dal punto di vista didattico, ci lasciavano la percezione di una mancanza.

Insomma, volevamo migliorare vari aspetti e siamo partiti col capire come comunicare meglio il progetto, in modo da chiarirci le idee. Per farlo ci serviva il supporto di qualcuno che sapesse come farlo.

L’altra grande necessità è stata rivoluzione la parte visual di askLea. Non soltanto dal lato della piattaforma, ma anche di tutto ciò che il progetto è sui social, nelle fiere o eventi fisici: tutto quanto è frutto della collaborazione con Tonidigrigio.

A Massimo invece chiedo: com’è stata tradotta questa iniziativa in un progetto di comunicazione?

Con Talent, proprio come di solito facciamo, abbiamo messo dei paletti, che a volte diventano elementi rassicuranti e un sostegno nello spazio di lavoro. Altre volte, invece, sono percepiti come un impedimento per chi è dall’altra parte. Con Talent ci siamo trovati nel primo caso: hanno accolto subito la necessità e la volontà di partecipare come squadra al completo. Si è capito subito che si trattava di un progetto fatto da persone con molta competenza, un fattore sempre imprescindibile – e forse ancora di più quando afferisce all’area educativa in giovane età.

Talent ci ha dato carta bianca a partire da un semplice logotipo, su cui noi abbiamo riscritto un’interpretazione del baloon delle conversazioni, per rappresentare lo scambio dialogico. Il team di askLea aveva già creato un presupposto iniziale solido attraverso il naming askLea, che rendeva già chiaro l’obiettivo. Lea è diventata così il nostro avatar, assumendo prima una forma, poi un carattere e un comportamento unici.

Parallelamente anche Talent stesso ha acquisito quella parola e quel linguaggio, rendendosi testimonial, identificandosi nell’avatar attraverso una comunicazione reciproca. Mi rivolgo a Lorenzo: è stato bello vedervi mettere in gioco per primi e cercare di interagire in modo empatico, assomigliando in tutto e per tutto a quel sistema di identità che voi stessi state sviluppando e adottando.

È in questa relazione che si può creare un dispositivo utile tanto a loro, quanto a noi, e anche a creare uno spazio dentro cui il pubblico possa sentirsi libero di entrare e costruire un dialogo vero. Voglio dire che crea i presupposti per generare una volontà nel pubblico. Le persone sono sempre la parte importante: un’agenzia di comunicazione deve saper filtrare e restituire l’aspetto umano senza mai sostituirsi alle persone stesse.

Quando identità e comportamento diventano generativi.

Su questo condivido un aneddoto. Questo incontro si inserisce in un progetto di trasformazione forte: ci era capitato di sviluppare progetti che avevano come componente principale la personificazione dell’identità. Questo lavoro presupponeva una sfera di variabili davvero ampissima. Ricordo un progetto di più di 200 pagine in cui più di 100 tavole erano dedicate ad ogni singola espressione, colore, parola o declinazione.

Perciò in quel momento abbiamo visto in askLea l’opportunità enorme di mettere a sistema tutte quelle condizioni iniziali, ricavate attraverso le attività di cocreazione prima, e di codifica del sistema identitario poi, insieme al comportamento, all’identità, la personificazione l’espressione… quegli elementi che potessero rappresentare una base iniziale di addestramento dell’IA, ma lasciando che nel tempo diventasse generativa anche di altro, apprendendo come diventare qualcosa in più, sempre più coerente col contenuto.

Insomma, questa esperienza è stata folgorante. Oggi abbiamo sviluppato 6 o 7 progetti che vanno in quella direzione – anche se non necessariamente con avatar – ma askLea ha rappresentato il primo vero progetto che avesse l’ambizione di costituire un orizzonte reale legato agli assistenti virtuali e all’IA. È stato come se in un istante tutto quello per cui si era lavorato per tanti anni si fosse finalmente concretizzato.

Un’ultima domanda a Lorenzo: l’esperienza di traduzione di askLea in un progetto comunicativo è stata come te lo aspettavi?

Ricordo ancora quando abbiamo visto per la prima volta Lea prendere vita. Tra di noi ci siamo detti: è lei, era questo che stavamo cercando.

Massimo ha raccontato benissimo le varie fasi. Quando parla si vede anche l’entusiasmo e tutta la passione che c’è stata e che c’è ancora, perché stiamo andando avanti su vari binari.

Siamo stati completamente soddisfatti – c’è stata proprio una totale comprensione, grazie anche a quella fase di ascolto e lavoro a più mani tra il team di Tonidigrigio e i ragazzi del nostro team attorno al tavolo. Senza quello scambio è ovvio che non ci sarebbe stato tutto il resto: la comprensione dei principi e dei valori etici del progetto… Lea non sarebbe stata così.

Oltre a questo ricordo di grande felicità, di vedere di fronte a noi l’avatar fresco e simpatico che desideravamo, c’è stata la progettazione comunicativa più estesa. È stata anche questa una parte complessa, dal momento che abbiamo target diversi. Da un lato ci sono docenti, dall’altra studenti di varie età, ma insieme a loro anche i genitori.

Come tradurre l’esperienza didattica per un pubblico tanto eterogeneo? Abbiamo deciso di fare un lavoro importante anche sulle interfacce. Ci siamo accorti, infatti, che avevamo bisogno di un supporto che rispecchiasse l’identità di askLea anche sui social. Tonidigrigio ci ha aiutato a creare tutte le tavole grafiche, che poi noi avevamo le competenze per sviluppare in autonomia. Alla fine siamo riusciti a chiudere il cerchio raccogliendo tutti i dettagli fondamentali della piattaforma.

Irene Sorrentino

Irene Sorrentino

Copywriter

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